I Bastioni, le tre cinte murarie

Palmanova è uno dei più importanti modelli di architettura militare in età moderna, con la sua pianta a stella formata da tre cerchie murarie concentriche, due realizzate dalla Serenissima Repubblica di Venezia composte da nove baluardi e nove rivellini e una terza, la più esterna, composta da nove lunette, aggiunta da Napoleone all’inizio del XIX secolo.

Tra le fortificazioni si snoda una fitta rete di gallerie, alcune di queste attrezzate e visitabili, che permettevano lo spostamento delle milizie al riparo dallo sguardo degli assedianti. Lungo tutto il perimetro delle mura, lungo più di quattro chilometri, è possibile praticare attività sportiva o fare una semplice passeggiata ammirando la maestosità delle opere difensive e il paesaggio naturale ricco di flora e fauna.

Porta Aquileia

Porta Aquileia, un tempo chiamata anche Porta Marittima perché rivolta verso l’Adriatico, fu la prima delle tre porte di Palmanova ad essere eretta nel 1598. La costruzione è rivestita esternamente di pietra d’Istria e si distingue dagli altri due accessi alla città per la maggiore eleganza in quanto, al tempo della Serenissima
Repubblica, costituiva l’ingresso di rappresentanza per gli ospiti illustri e per i Provveditori Generali. La facciata di Porta Aquileia è infatti ingentilita da due ampie
volute che abbracciano la garitta di guardia. Di grande pregio sono anche i raffinati fregi e gli elementi barocchi che la decorano. Sotto la garitta, sul cornicione, poggiava un grande leone marciano in pietra, scalpellato poi dai Francesi nel 1797.

Porta Udine

Porta Udine, uno dei tre ingressi possibili alla città-fortezza, prende il nome dalla destinazione verso cui conduce. Realizzata tra il 1604 e il 1605, conserva ancor oggi le due grandi ruote utilizzate per alzare e abbassare il ponte levatoio. La facciata monumentale presenta due semicolonne laterali e, sopra il cornicione, due guglie e due garitte di guardia. All’interno si apre una corte con due porticati dotati di caminetti e stanze per l’alloggio delle guarnigioni destinate alla guardia.
All’esterno della porta è visibile il grande acquedotto in pietra bianca, rifacimento del 1751 in stile neoclassico. La prima struttura fu realizzata nella metà del XVII secolo per l’approvvigionamento idrico della fortezza.

Porta Cividale

Porta Cividale, edificata tra il 1604 e il 1605 sotto il Generalato di Nicolò Dolfin, è uno dei tre ingressi alla fortezza di Palmanova. Essa presenta una facciata monumentale e austera, priva di decorazioni ma rivestita di pietra bianca e grigia lavorata a bugnato rustico. Ha un aspetto severo con le sue torri di guardia collegate da una balaustra. Nella parte più alta della Porta, il Dongione, trova sede il Museo della Grande Guerra e della Fortezza di Palmanova, dove sono
custoditi documenti, armi, uniformi e cimeli la cui storia copre tutto il periodo di vita della città, dalla sua fondazione, nel 1593, ai giorni nostri. Qui sono infatti conservati più di 400 anni di storia degli eserciti che hanno vissuto e operato all’interno della città-fortezza.

Acquedotto Veneziano

All’esterno di Porta Udine si erge la possente struttura dell’Acquedotto veneziano, la cui costruzione risale alle origini della fortezza. Venne restaurato più volte: nel 1665, ad esempio, il provveditore Alvise Molin lo fece ricostruire quasi completamente utilizzando pietra di Medea. Assunse infine la sua forma attuale solo nel 1771. L’acquedotto serviva per condurre l’acqua della Roggia di Palma all’interno della fortezza ad uso civico. La lapide centrale, realizzata dal palmarino Carlo Pico nel 1751, rappresenta una pelle di leone tra due figure allegoriche femminili: Igea e Sorgente. In essa è riportata anche un’epigrafe laudatoria del provveditore Pisani; nel 2013 fu completamente restaurata dalla Soprintendenza.

Roggia di Palma e cascatelle

L’acqua che alimenta l’acquedotto veneziano proviene dalla Roggia di Palma che origina dal torrente Torre in corrispondenza della stretta rocciosa di Zompitta, a nord di Udine. La roggia, già citata nelle carte nel 1171, rappresenta la più antica derivazione idrica storicamente documentata in Friuli. Dopo un percorso di circa 32 chilometri, a seguito dell’intervento della Serenissima, il corso d’acqua giunge in questo punto finale per gettarsi nel fossato seicentesco della fortezza. Alta circa 3 metri, questa piccola cascata fu ripristinata nel 2015, assieme al breve canale realizzato, dalle maestranze veneziane, in mattoni e con il fondo in sassi posati a secco.

Lunette Napoleoniche

Le Lunette fanno parte della terza cerchia di fortificazioni realizzata in epoca napoleonica tra 1806 e 1809: sono nove terrapieni di forma triangolare allineati ai baluardi e circondati da un fossato a secco. Essi presentano un edificio centrale, la caponiera, e due fortini laterali, le casematte, elementi mimetizzati da strati erbosi, visibili solo dall’interno delle fortificazioni. Le lunette servivano da avamposti difensivi dove posizionare batterie di fucilieri e cannoni. Il corpo centrale presenta due livelli, un tempo collegati da scale di corda rimovibili in caso di ingresso dei nemici al piano terra. Si isolava così il piano rialzato, l’unico dal quale era possibile fuggire, attraverso uno stretto cunicolo sotterraneo, verso l’interno della piazzaforte.

Polveriera Napoleonica

La polveriera di contrada Garzoni fu voluta da Napoleone nei primi dell’Ottocento come deposito per le munizioni. Sostituì il precedente edificio veneziano a pianta circolare con tetto a cupola ormai obsoleto e poco funzionale. I francesi utilizzarono pietra squadrata di Medea e costruirono un muro perimetrale di sicurezza. L’interno, un’unica sala con volta a botte, era diviso da un solaio a travi: il piano superiore più asciutto era destinato alle polveri, quello inferiore al deposito. Lungo le pareti sono presenti feritoie d’aerazione. La struttura è oggi adibita a eventi culturali come mostre e convegni. Oltre alla polveriera di Contrada Garzoni, esistono altri due edifici simili in Contrada Foscarini e Contrada Barbaro.

Cimitero Austro-Ungarico

Il cimitero austro-ungarico di Palmanova è uno dei più grandi e importanti luoghi di sepoltura militare del Friuli-Venezia Giulia e custodisce le spoglie di oltre 19.000 soldati caduti durante il Primo Conflitto Mondiale. Il sepolcreto è composto da un ampio viale di cipressi che attraversa il prato in cui riposano i 4.000 soldati di cui si conosce l’identità. Queste tombe, semplici e ordinate, sono caratterizzate da spoglie lapidi in cemento che riportano i nomi dei defunti. In fondo al viale è collocata la cappella e le due grandi fosse comuni in cui sono stati tumulati gli oltre 15.000 corpi di combattenti senza nome.